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Valerio
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Postati: 01 settembre 2005 at 13:50 | IP Logged Quota Valerio

Guarda, in onore a picaflor, che si è graziosamente "lanciata", vi do una ricetta che voi "continentali" nemmeno immaginate:

PASTA COI TENERUMI

Cosa sono i "tenerumi"? Sono le foglie più tenere e le gemme apicali delle zucchine lunghe... . Che fuori dalla Sicilia nemmeno immaginate di poter mangiare (e ne sconoscete il gusto irrinunciabile, pure)... .

Al solito, non so dirvi le quantità: qui da noi un mazzetto a porzione circa (del diametro di 5-7 cm., penso).

L'unica parte più seccantina è la pulitura delle foglie, per cuocerle: si prendono le più tenere per intero, e si strappano con le dita le parti comprese tra le nervature delle foglie più grandi (scartate quelle troppo grosse e "dure", ovviamente). Si possono tenere le porzioni apicali dei rametti, più tenere, strappandone però via tutti i filamenti che sporgono (lo stesso per le porzioni di fusto che vi sembreranno più tenere). Anche boccioli o zucchinette "appena nate" vanno bene.

Sciacquate ben benino e più volte questo fogliame così raccolto (che fa sempre un po' di schiuma, tipico della pianta: l'importante è togliervi via tutta l'eventuale terra, trattenuta dalla pelosità sottile della pianta). Quindi portate ad ebollizione una pentola d'acqua salata, e buttateglieli dentro, facendoli cuocere. Nello scolarli, però NON BUTTATE VIA L'ACQUA DI COTTURA!!! Quella servirà per cuocervi la pasta... .

A parte preparate del "picchio-pacchio" (pomodoro pelato a pezzi cotto su qualche spicchio d'aglio imbiondito con l'olio). Quand'è pronto, unitevi dentro i tenerumi scolati.

Per questo piatto si usano gli spaghetti spezzettati; se non li trovate già pronti in commercio (la Barilla mi pare che li venda già pronti), si fanno rompendo gli spaghetti raccogliendoli dentro a un canovaccio pulito, che si maneggerà da fuori provocandone la frantumazione.

Quindi si cuociono gli spaghetti spezzettati dentro l'acqua dei tenerumi. Una volta cotti, si toglie un po' dell'acqua in eccesso (devono venire a minestra, anche se non troppo liquida), vi si butta dentro il preparato di tenerumi di prima e si mette nei piatti, condendoli sopra con pepe ed olio crudo.

Essendo un piatto di verdura, non si condisce di solito col formaggio (sebbene io ci metto a volte il parmigiano): tuttalpiù vi si grattuggia su un po' di ricotta salata.

Per evitare di sbagliare la quantità di brodo da utilizzare, non buttate subito quello avanzato dalla scolatura (sì da "reintegrarlo", alla bisogna).

Ricetta piuttosto facile (se non si considera la pulitura dei tenerumi, che necessita di un pochino di pratica, ...pena qualche "traliccio" più duro nel piatto!).

Altra avvertenza: consideratene anche il BIS...!

Adesso vado, ...che a pranzo oggi HO PROPRIO LORO...!!! ^__^   :-9°



Modificato da Valerio on 02 settembre 2005 at 09:11


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paolone
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Postati: 02 settembre 2005 at 17:45 | IP Logged Quota paolone

La Torta Co' Bischeri

La ricetta non la so, ma è tipica del pian di Pisa. Se la trovate su qualche sito di ricette, vi consiglio di provarla perchè è eccezionale! Spero che poi me ne mandiate una fettina!

Boni, boni, l'ho appena trovata su gugol: Ricetta pisana, originaria di Pontasserchio, dove viene fatta nel mese di Aprile in occasione della festa del paese, la "torta co' bischeri" è talmente diffusa e apprezzata da essere considerata il dolce più tipico della gastronomia pisana.

Torta coi bischeri

Ingredienti:
Per il ripieno di 3 torte:
200 gr. di riso bollito in acqua con un po' di cannella,
200 gr. di cioccolato fondente,
100 gr. di pinoli,
100 gr. di cacao amaro,
150 gr. di uvetta passita,
100 gr. di canditi (preferibilmente cedro e arancio),
100 gr. di zucchero vanigliato,
200 gr. di zucchero,
3 uova ben sbattute,
una spolverata di noce moscata,
1 bicchierino di Strega e 1 di Rum.

Ingredienti per la pasta:
4 uova,
250 gr. di zucchero,
100 gr. di burro,
100 gr. di zucchero vanigliato,
5 gr. di lievito da dolci o ammonio bicarbonato,
farina quanto basta e la buccia di un limone grattugiata.

Aggiungere al riso ben cotto e scolato la cioccolata fondente e il cacao e rimescolare energicamente per far sciogliere il tutto. A parte sbattere le uova e aggiungerle al riso fatto raffreddare nel quale, nel frattempo, sono stati anche incorporati i pinoli, l'uvetta, i canditi a piccoli pezzi, i due tipi di zucchero e il liquore.
A questo punto si inizia a fare la pasta montando a neve con lo zucchero i chiari delle uova che uniremo ai rossi sbattuti a parte, al burro sciolto a bagnomaria, al lievito e alla buccia di limone grattugiata. Si unisce poi la farina e si lavora fino ad ottenere un impasto di buona consistenza con il quale, dopo averlo spianato con il mattarello fino a farne una sfoglia sottile, si foderano gli stampi anche sui bordi, superandoli in altezza di circa un centimetro. A questo punto si spalma con abbondanza il ripieno fino all'altezza dei bordi della teglia e si fanno i "bischeri". La parte di pasta eccedente il bordo della teglia deve essere divisa ai lati con un coltellino ed ogni parte che risulterà da questa operazione si dovrà modellare con le dita fino ad ottenere delle piccole piramidi tutto intorno alla torta. Stendere sul ripieno due o tre strisce di pasta fino a formare un disegno geometrico e cuocere in forno a 180 gradi per un'ora e mezzo.

Modificato da paolone on 02 settembre 2005 at 17:51


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Paolone
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Postati: 02 settembre 2005 at 17:47 | IP Logged Quota Cocorito boy

PER VOI I COCORITI SONOMEGLIO ARROSTO O FRITTI?
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paolone
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Postati: 02 settembre 2005 at 17:53 | IP Logged Quota paolone

Il Buccellato

Ricetta originale fornita dalla pasticceria Pier Paolo Toschi di Porcari in provincia di Lucca

Informazioni

Dolce tipico della città di Lucca, creato da sapienti pasticceri per la soddisfazione dei palati della nobiltà e dell'alta borghesia cittadina. Anche se la sua data di nascita si fa risalire al 1450, anno più anno meno, gode ancor oggi di grande notorietà presso i lucchesi tanto che in tutta Italia viene preso come simbolo dei dolce lucchese.

Ingredienti e preparazione per 2 dolci di gr. 500 circa l'uno

gr. 200 di lievito naturale, gr. 140 di zucchero, 125 cc. di acqua, 125 cc. di latte, 1 uovo, gr. 140 di margarina vegetale, gr. 750 di farina tipo forte, gr. 60 di anice, gr. 230 di uva passa, aromi come anice, limone e vaniglia quanto basta, qualche pizzico di sale.

Preparazione del lievito naturale: impastare, come si fa per il pane, acqua farina 00, lievito di birra e sale, facendo poi riposare e quindi macerare l'impasto ottenuto per circa 24 ore ad una temperatura intorno ai 4°C. Rinfrescare con acqua e farina i 200 gr. di lievito ottenuti almeno un paio di volte ad intervalli di 3 ore fino a raddoppiare il peso poi metterlo nell'impastatrice e stemperarlo con un po' di acqua tiepida, tra 25 o 30°C. Aggiungere ora lo zucchero, l'uovo, il latte, l'acqua, la margarina e gli aromi ed amalgamare il tutto. Infine unire la farina forte a poco a poco insieme ad anice ed uva amalgamando accuratamente, coprendo poi con un telo inumidito e lasciando lievitare a temperatura ambiente per tre o quattro ore. Terminata la lievitazione dividere l'impasto in due parti uguali e dar loro la forma desiderata, a filone o a ciambella. Cuocere poi in forno a 250°C per circa 50 minuti e sfornare quando i due pezzi avranno preso un bel colore marrone. Subito dopo spennellare con uno sciroppo di acqua e zucchero.

Osservazioni: oggi si usa sempre più spesso, la pasta da brioche, ma è un attentato alla tipicità dell'antico dolce; varianti ammesse per la spennellatura: chiaro d'uovo, miele diluito ed anche zucchero in granuli. Quest'ultimo messo a inizio cottura per favorirne la caramellizzazione. Inoltre la ricetta originale prevede che si faccia lievitare due volte.

Vini proposti in abbinamento

Mancano i vini adatti nelle DOC lucchesi, ma non si può credere che non circoli, senza etichetta, artigianale, qualche piccola partita di vin santo. Può andare anche un buon rosso, non troppo corposo.

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I Fiadoni Abruzzesi

Note: questo è uno dei dolci più tipici della tradizione culinaria abruzzese,
in cui il dolce si sposa benissimo col formaggio tipico locale, il pecorino.

Dosi per 6 persone

Ingredienti

Per la pasta

Farina - 230 g
Strutto - 60 g
Zucchero - 60 g
Uova - 1 intero più 1 tuorlo
Sale

Per il ripieno

Pecorino non troppo stagionato - 70 g
Uova - 1
Cannella in polvere

Per la cottura

Strutto - 20 g
Farina - 2 cucchiai
Foglioline di olivo
     
Tempi:
    preparazione: 60 minuti
    cottura: 20 minuti
Il vino: Marsala

Ricetta tradizionale

Queste dosi servono per fare dai 12 ai 15 fiadoni a seconda delle dimensioni del tagliapasta. Preparare la pasta. Versare a fontana la farina con lo zucchero e un pizzico di sale. Nella cavità centrale sgusciare l'uovo e il tuorlo e aggiungere lo strutto a pezzettini. Cominciare ad impastare incorporando lentamente la farina con gli altri ingredienti; lavorare la pasta fino ad ottenere un composto liscio e sodo, privo di grumi, che dovrà riposare al fresco, coperto da un tovagliolo, per almeno 30-40 minuti.
Nel frattempo preparare il ripieno. Grattugiare il formaggio di pecora versandolo in una ciotola; aggiungere l'uovo e la cannella secondo il gusto personale. Mescolare con un cucchiaio di legno fino ad ottenere un miscuglio omogeneo.
Sulla superficie di lavoro, leggermente infarinata, stendere la pasta con il mattarello fino ad ottenere uno spessore di circa 0,3 cm. Con un tagliapasta ricavarne dei cerchi di 9-10 cm di diametro. Disporre un po' di ripieno al centro di ogni disco e chiuderlo a mezzaluna. Per facilitare l'operazione ci si può aiutare con la punta delle dita leggermente inumidita o con i rebbi di una forchetta.
Nel frattempo accendere il forno e regolarlo sui 180-190°C. Disporre i fiadoni su una teglia unta con lo strutto e spolverizzata con la farina. Mettere una fogliolina di oliva su ciascuno di essi e infornare per una ventina di minuti o fino a quando la superficie non è dorata. Far raffreddare i dolci e eliminare la fogliolina di olivo prima di servire.

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Parrozzo di Pescara


Questo è il dolce più caratteristico della regione, nato come dolce natalizio negli anni Venti per iniziativa del pescarese Luigi D’Amico che s’ispirò all’antico pane delle mense contadine, a crosta scura, cotto nel forno a legna e a pasta gialla, per l’impiego della meno pregiata farina di mais. Scegliendo uno stampo a cupola che ricorda le tradizionali pagnotte venne realizzato il dolce, il D’Amico chiese a Gabriele D'Annunzio, che frequentava il suo locale, di tenere a battesimo la nuova creazione. Venne così coniato il nome “parrozzo”, vale a dire “pane rozzo”, laddove l’aggettivo era inteso nel significato di schietto e sincero. Il poeta dedicò al dolce anche un sonetto dialettale:
“E’ tante ‘bbone stu parrozze nove che pare na pazzie de San Ciattè, c’avesse messe a su gran forne tè la terre lavorata da lu bbove, la terre grasse e lustre che se coce… e che dovente a poche a poche chiù doce de qualunque cosa doce…”.


Dosi:

    * 130 gr. di zucchero
    * 150 gr. di cioccolato fondente
    * 100 gr. di burro
    * 70 gr. di fecola di patate
    * 70 gr. di farina
    * 5 uova
    * 70 gr. di mandorle dolci
    * 50 gr. di mandorle amare


Ridurre le mandorle tostate in polvere e amalgamarle con 2 cucchiai di zucchero. Mettere i tuorli d'uovo ed il rimanente zucchero in una terrina e sbattere a lungo; unire la polvere di mandorle, la farina e la fecola, alternandole e passandole al setaccio, ed infine il burro sciolto e freddo. Montare gli albumi a neve ben soda ed aggiungerli delicatamente al composto.
Versare in una tortiera imburrata e mettere in forno già caldo, a 180 gradi, per circa 40 minuti.
A cottura ultimata, lasciarlo raffreddare. Rompere a pezzetti il cioccolato, farlo sciogliere a fuoco bassissimo, versarlo sulla torta e stenderlo in uno strato sottile, aiutandosi con una spatola.

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Ricetta romana ke più romana non si può...

...Spaghetti alla carbonara!!!

Ingredienti
1/2 kg di spaghetti 
guanciale ripulito dalla cotenna
poco olio extravergine di oliva
2 uova intere e due tuorli
abbondante pecorino romano
abbondante pepe nero macinato al momento.


Procedimento
Tagliare il guanciale a dadini a cubetti di 1 cm di lato. Rompere le uova nella terrina che conterra' la pasta: aggiungere il pecorino e il pepe nero, sbattendo il tutto con la forchetta. Mettere a scaldare in un padella il guanciale nell'olio e lasciarlo soffriggere a fuoco lento, in modo da farlo abbrustolire il più possibile.
Cuocere nel frattempo la pasta e scolarla avendo l'accortezza di non sgocciolarla completamente e conservando un po' della sua acqua di cottura. Metterla poi nella terrina, aggiungere il pecorino già grattugiato e mescolare velocemente. Unire il guanciale e il suo fondo di cottura: mescolare ancora, in modo da fare rapprendere e - se necessario - aggiungere un po' dell'acqua di cottura tenuta da parte. A piacere, aggiungere poi nel piatto ulteriore pecorino grattugiato.


 



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e ora un secondo..

Carciofi alla romana!

Ingredienti:
carciofo nø 6 romani, prezzemolo, uno spicchio di aglio, qualche foglia di mentuccia, 4 cucchiai di olio, mezzo bicchiere di vino bianco secco e mezzo di brodo.

Preparazione:

Liberate i carciofi dalle foglie dure e dal gambo e riempiteli fra foglia e foglia con un trito di prezzemolo, aglio e mentuccia. Disponeteli uno accanto all'altro in una casseruola con quattro cucchiaiate di olio, lasciando cuocere per circa 10 minuti, versatevi poi mezzo bicchiere di vino bianco secco e mezzo bicchiere di brodo, coprite la cassruola e lasciate cuocere piano fino a che il sugo si sia ristretto.-



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Postati: 04 settembre 2005 at 18:11 | IP Logged Quota wakoss

Quota: paolone
I Fiadoni Abruzzesi

Note: questo è uno dei dolci più tipici della tradizione culinaria abruzzese,
in cui il dolce si sposa benissimo col formaggio tipico locale, il pecorino.

Dosi per 6 persone

Ingredienti

Per la pasta

Farina - 230 g
Strutto - 60 g
Zucchero - 60 g
Uova - 1 intero più 1 tuorlo
Sale

Per il ripieno

Pecorino non troppo stagionato - 70 g
Uova - 1
Cannella in polvere

Per la cottura

Strutto - 20 g
Farina - 2 cucchiai
Foglioline di olivo
     
Tempi:
    preparazione: 60 minuti
    cottura: 20 minuti
Il vino: Marsala

Ricetta tradizionale

Queste dosi servono per fare dai 12 ai 15 fiadoni a seconda delle dimensioni del tagliapasta. Preparare la pasta. Versare a fontana la farina con lo zucchero e un pizzico di sale. Nella cavità centrale sgusciare l'uovo e il tuorlo e aggiungere lo strutto a pezzettini. Cominciare ad impastare incorporando lentamente la farina con gli altri ingredienti; lavorare la pasta fino ad ottenere un composto liscio e sodo, privo di grumi, che dovrà riposare al fresco, coperto da un tovagliolo, per almeno 30-40 minuti.
Nel frattempo preparare il ripieno. Grattugiare il formaggio di pecora versandolo in una ciotola; aggiungere l'uovo e la cannella secondo il gusto personale. Mescolare con un cucchiaio di legno fino ad ottenere un miscuglio omogeneo.
Sulla superficie di lavoro, leggermente infarinata, stendere la pasta con il mattarello fino ad ottenere uno spessore di circa 0,3 cm. Con un tagliapasta ricavarne dei cerchi di 9-10 cm di diametro. Disporre un po' di ripieno al centro di ogni disco e chiuderlo a mezzaluna. Per facilitare l'operazione ci si può aiutare con la punta delle dita leggermente inumidita o con i rebbi di una forchetta.
Nel frattempo accendere il forno e regolarlo sui 180-190°C. Disporre i fiadoni su una teglia unta con lo strutto e spolverizzata con la farina. Mettere una fogliolina di oliva su ciascuno di essi e infornare per una ventina di minuti o fino a quando la superficie non è dorata. Far raffreddare i dolci e eliminare la fogliolina di olivo prima di servire.
mmmmm paolone e tu kome fai a konosce ste kose??

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e si ven stasera chiur a chiav o' cor rincell ch è frnut e nun c tien cchiu' firmt miezz e scl e dopp nu minut senza fa' l'occhi nfus tu te n'ià fa sagli'
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Postati: 05 settembre 2005 at 15:45 | IP Logged Quota Valerio

Pica, e quelli che fanno varianti sulla pasta alla carbonara (tipo aggiunta di panna, oppure rosso d'uovo lasciato più liquido, ...) come li vedi??? L'unica variante che io approvo, è il mix di pecorino e di parmigiano (a volte faccio caciocavallo e parmigiano), come formaggio (oltre al bacon a dadini, piuttosto che guanciale verace, ...sorry!).

I nostri "carciofi alla villanella" somigliano molto alla ricetta che hai dato tu, anche se ci si mette prezzemolo anzicchè menta, e non si usa il brodo.

Paolo', il buccellato siciliano lo conosci??? Il ripieno ci somiglia, ma ci sono anche mandorle, e la pasta è secca e friabile (ma non l'ho mai fatto io: troppo complicato...)

Una cosa che mi insegnò una mia amica: coi dolci bisogna essere bravini, che una volta sfornati, non si possono più "cambiare"... . Non si possono infatti aggiustare i sapori, cambiando le dosi... .

Per questo motivo, anche se non ho paura di cimentarmi in un laborioso tacchino ripieno (a proposito: prima di Natale vi darò la nostra ricetta familiare...slurp...), a volte temo persino di lanciarmi in una banale torta di mele (una volta per un mio compleanno, che figuraccia...!  ^__^  Meno male che c'era stato prima un paradisiaco cuscus col pesce...).

Pica, a questo punto ti chiedo una ricetta romanissima: la pasta all'amatriciana! No, perchè quella che faccio io, magari non è poi quella vera e caratteristica... .



Modificato da Valerio on 05 settembre 2005 at 15:49


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