Postati: 10 dicembre 2007 at 00:28 | IP Logged
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INTOSSICAZIONE
DA ZINCO E PIOMBO
Dr.
Medico Veterinario aviario Conzo Gino:
Vorrei
porre la vostra attenzione su un'usanza comune a molti proprietari di uccelli:
porre un pezzo di frutta tra le sbarre della gabbia. Se la gabbia è zincata
può avvenire che al contatto con la superficie del frutto tagliato (da cui
fuoriesce del succo la cui acidità è in grado di "sciogliere" pian
piano il rivestimento di zinco delle sbarre) parte dello zinco possa contaminare
il frutto stesso od essere leccato dal pappagallo in quanto presente, in forma
solubile, sulle sbarrette della gabbia. Classicamente la frutta assume un
colorito nerastro (da non confondere col normale annerimento uniforme della
frutta tagliata) in corrispondenza dei punti di contatto con le sbarre. La
medesima cosa può avvenire nel caso in cui vengano offerti pezzi di frutta
direttamente sulle gabbie (alcuni allevatori fanno così) od in scodelle zincate
(di lamiera zincata è, in genere, anche il supporto delle mangiatoie girevoli).
L'assunzione di zinco porta, in tempi più o meno lunghi, a progressiva
intossicazione del pappagallo che presenterà in genere sintomi nervosi di varia
gravità. Le possibilità di guarigione dipendono molto dalla precocità
dell'intervento veterinario. Come in tante altre patologie, quindi, è
fondamentale prevenire; oltretutto non è una cosa difficile, basta fornire la
frutta in contenitori di plastica, ceramica od alluminio anodizzato.
Oltre
allo zinco, presente in quasi tutte le gabbie, nelle reti generalmente
usate per le voliere, in molti oggetti metallici come i moschettoni,
parti di giochi, chiusure lampo, bulloni, chiavi, ecc, bisogna
anche fare molta attenzione a prevenire un'intossicazione da piombo.
Il
piombo e' presente nelle saldature, nel linoleum, in molti smalti con
base oleosa, nelle reti galvanizzate e zincate, nelle pile, nelle saldature
delle vetrate, anche di quelle piccole che si appendono, nei
rivestimenti che coprono i tappi di certe bottiglie di vino, nei pesi
da pesca e in quelli per le tende, ecc.
Per
quanto l'intossicazione da piombo sia meno comune di quella da zinco,
e' un metallo molto tossico che puo' facilmente essere mortale.
(fonte
WPT, Italia)
PSITTACOSI
Infezione da Chlamydia psittaci,
Ornitosi,
Febbre dei pappagalli
Cod. ICD 9: 073
Eziologia
Corpi elementari di Chlamydophila psittaci (ex Chlamydia psittaci) nel
citoplasma di
epatociti di pappagallo (colorazione con ematossilina-eosina)
Chlamydia psittaci
è un piccolo batterio gram-negativo, parassita
endocellulare obbligato a ciclo riproduttivo bifasico che presenta: i
–corpi
iniziali o reticolari di 800-1000 nm e caratteristici della fase
replicativa intracellulare, non infettanti; ed i corpi elementari di
soli 200-300 nm di diametro che si formano e vengono liberati
nella fase infettiva extracellulare.Una
volta che il corpo elementare è penetrato nella cellula va incontro a una
riorganizzazione con formazione, entro 6 – 8
ore del corpo reticolare. Il corpo reticolare comincia a sintetizzare
macromolecole e si moltiplica fino a 18 ore dopo la penetrazione nella cellula;
alcuni corpi reticolari si riorganizzano ritrasformandosi in corpi elementari, i
quali vengono liberati per lisi cellulare e risultano infettanti per altre
cellule.
Questo
patogeno presenta caratteri comuni a virus e batteri: possiede
infatti DNA e RNA, si moltiplica per scissione binaria ed è sensibile agli
antibiotici, ma come le particelle virali necessita di una cellula per vivere e
riprodursi. Possiede una parete cellulare rudimentale che non contiene acido
muramico o peptidoglicano. Questo microorganismo è capace di sintetizzare
autonomamente enzimi, ma dipende dalla cellula ospite per l’energia e
probabilmente per alcuni aminoacidi.
La
patogenicità della clamidia non può essere interamente spiegata dal danno
diretto che provoca alle cellule. Il più importante fattore patogeno è una
tossina che è strettamente legata alla membrana esterna dei corpi elementari.
La trasmissione della malattia è sia verticale che orizzontale. La clamidia
viene di solito eliminata nelle feci degli animali infetti che, se lasciate
nell’ambiente, una volta seccate possono disperdersi attraverso la
circolazione dell’aria favorendo la diffusione del contagio per via aerogena.
La chlamydia sp. è l'agente causale della
psittacosi, grave infezione sistemica generalmente acquisita per
contatto con volatili della famiglia Psittacidae. Con il
termine psittacosi s’intende l’infezione da Chlamydia
psittaci nell’uomo e negli psittacidi; mentre per ornitosi
si intende la stessa malattia riscontrata negli uccelli non psittacidi
e la conseguente infezione umana da essi procurata. L'uomo
rappresenta un ospite accidentale per questi microrganismi, e si
infetta nella maggior parte dei casi documentati a seguito
del contatto con uccelli.
La malattia
nell’uomo
I
primi sintomi delle malattia compaiono dopo
un periodo di incubazione di 5 -14 giorni, che in alcuni casi può
arrivare
anche a quattro settimane.
Le
manifestazioni iniziali sistemiche sono aspecifiche: febbre, brividi,
cefalea, mialgie, tosse secca con un quadro di interessamento del
tratto respiratorio superiore. Rara evidenza clinica di consolidamento
polmonare che viene in genere evidenziato solo radiologicamente. La
malattia può interessare organi non appartenenti alle vie
respiratorie quali: fegato, miocardio, cute, encefalo ed altre sedi. La
tosse, non sempre presente, è solitamente tardiva, non produttiva e con
scarso espettorato mucopurulento. Talvolta possono comparire,
battito cardiaco rallentato, splenomegalia e dolore toracico mentre
miocardite, encefalite e tromboflebite possono verificarsi come
complicazioni o recidive.
Quando
responsabili del contagio sono altri volatili (ornitosi) o, più
raramente, mammiferi, la malattia è caratterizzata da sintomatologia
più differenziata e andamento meno grave.
Altre
clamidie patogene per l'uomo (non agenti zoonotici) sono la Chlamydia
trachomatis, causa del tracoma e di infezioni urogenitali a
trasmissione sessuale e la Chlamydia pneumoniae, agente di
polmonite non zoonotica a trasmissione interumana diretta.
La diagnosi può essere sospettata in
persone che, oltre a presentare
sintomi compatibili con la malattia, abbiano avuto contatto con
uccelli e un titolo
elevato o un incremento di anticorpi diretti contro gli antigeni della
clamidia eseguito
su siero raccolto a distanza di 2 settimane dal contatto. La
diagnosi viene confermata,
con l'isolamento dell'agente infettivo da escreato, sangue o
tessuti. Le analisi debbono essere eseguite in laboratori dotati di adeguate misure
di protezione.
La diagnosi eziologica può risultare difficile in pazienti
che sono stati trattati con
terapie antibiotiche ad ampio spettro.
Dal
punto di vista anatomo-patologico
si riscontra una
grave polmonite inizialmente alveolare
con essudato fibrino-granulocitario che evolve successivamente in
polmonite interstiziale
linfomonocitica. Sono presenti microcorpuscoli intracitoplasmatici basofili
di diametro inferiore a 1µ.
Sono soggetti
a rischio le persone a contatto con uccelli
selvatici, domestici o in cattività: Øproprietari e
allevatori di uccelli esotici, lavoratori in allevamenti di pollame o
impianti di lavorazione di carni aviarie, veterinari e personale di
assistenza veterinaria, addetti ai giardini zoologici.
La malattia negli
animali
La propagazione del contagio, il più delle volte, è legata all'
importazione in un allevamento indenne di soggetti con infezioni allo
stato latente o di portatori sani eliminatori permanenti del patogeno.
Segni
clinici e sintomatologia nei volatili ammalati variano
in rapporto alla virulenza del germe coinvolto, all'età dei
soggetti
ammalati (i giovani presentano le forme più gravi) e allo
stress a cui sono sottoposti
gli animali. In tutte le specie aviarie la malattia si manifesta
generalmente con inappetenza, depressione, scolo nasale ed oculare e
grave diarrea. La
trasmissione avviene in genere per via aerogena e, con minor
frequenza, per via digerente; è possibile anche una trasmissione
congenita
attraverso le uova.
Tra i
volatili sono molto diffuse le infezioni
asintomatiche
in questi casi i portatori sani possono essere fonte di contagio per
gli animali conviventi che si infettano dall'ambiente in cui il
microrganismo viene eliminato in modo
intermittente.
Ad
esempio i pappagalli sono i classici portatori sani, si
ammalano di rado e solitamente in seguito a stress (condizioni
di sovraffollamento durante l'importazione o il trasporto).
CLAMIDIOSI
NEGLI PSITTACIDI
La
clamidia causa infezioni acute, subacute e latenti (particolarmente
insidiose per la diffusione della malattia). L’infezione acuta frequentemente
colpisce i giovani ed è caratterizzata da arruffamento del piumaggio, tremori,
letargia, congiuntivite, dipnea e sinusite. Si evidenziano inoltre emaciazione,
disidratazione e feci gialloverdastre indicative di un danno epatico. La morte
sopraggiunge in 8-15 giorni. La forma subacuta o protratta della malattia è
caratterizzata da progressivo scadimento delle condizioni generali, diarrea
verdastra, congiuntivite e un elevato livello di urati nelle feci.
Occasionalmente può essere rilevata sintomatologia nervosa. La clamidiosi deve
essere sospettata in tutti i casi in cui si evidenzia sintomatologia
respiratoria. Il tempo di incubazione può essere molto variabile ed è
difficile da stabilire in quanto numerosi sono gli uccelli che convivono in modo
asintomatico con questo agente patogeno.
Le
principali lesioni anatomopatologiche sono caratterizzate da epatomegalia
e splenomegalia, presenza di essudato fibrinoso a livello di sierose e sacchi
aerei, periepatite, pericardite, broncopolmonite, enterite e nefrosi. A livello
microscopico è tipica l’individuazione di necrosi multifocale con infiltrato
infiammatorio linfoplasmacellulare. A livello della milza si evidenzia
iperplasia degli istiociti e necrosi. A livello dei sacchi aerei si evidenziano
eterofili e macrofagi. I casi cronici sono caratterizzati dalla proliferazione
di tessuto connettivo in fegato e reni.
I
quadri clinici e patologici della clamidiosi sono così
variabili che per riuscire a formulare una diagnosi è necessario
l’ausilio di diagnosi di laboratorio. Colorazioni speciali quali Giemsa,
Gimenez, Macchiavello e Castaneda sono ausilii validi nell’identificazione di
questo microorganismo sia su campioni citologici sia istologici. Queste
metodiche non permettono però una diagnosi certa al 100%. Altri procedimenti
diagnostici utilizzati sono le colture cellulari, l’immunoistochimica, i test
sierologici (ELISA, fissazione del complemento) e metodiche di
diagnostica biomolecolare quali la PCR.
La
clamidia è sensibile all’impiego delle tetracicline. Per la prevenzione della
malattia sarebbe opportuno sottoporre tutti gli animali in quarantena sotto
terapia antibiotica a base di tetracicline per 45 giorni.
Epidemiologia
È presente in tutto il mondo. Spesso
associata alla presenza di uccelli
domestici malati o apparentemente sani. Occasionalmente si manifestano epidemie in un solo nucleo
familiare, in negozi di animali ed uccelli domestici, in esposizioni di uccelli in
giardini zoologici ed in piccionaie. La maggior parte dei casi umani sono
sporadici e le infezioni passano probabilmente inosservate.
Trasmissione
•L'infezione si trasmette inalando le
clamidie presenti in
feci essiccate, secrezioni oculari o
nasali e polveri
provenienti da piume di uccelli infetti. Situazioni che si possono
verificare durante la pulizia di gabbie, la manipolazione di
carcasse, il trasporto, la custodia, il possesso e il commercio
di uccelli, oppure durante visite a giardini zoologici, voliere e
negozi di animali. Sono state descritte infezioni in personale di laboratorio. La
trasmissione interumana, seppur rara, è stata documentata, ma potrebbe essere causata
da C. pneumoniae e non da C. psittaci.
Prevenzione
La
prevenzione della malattia nei volatili si basa in generale su misure
igieniche,
sul controllo
degli animali per l'identificazione di soggetti portatori sani e sul
controllo
di tutti
i fattori stressanti. Negli allevamenti dei volatili da reddito è anche
importante impedire
l'accesso ai volatili selvatici, talvolta portatori di clamidie.
La
profilassi nell'uomo si basa sul controllo della malattia negli animali,
sull'applicazione
di misure igieniche negli allevamenti, nei negozi di animali, nei
macelli
e nei laboratori di ricerca anche con l'utilizzo di dispositivi di
protezione individuale
(guanti, mascherine) da parte degli operatori.
La
malattia è soggetta ad obbligo di denuncia secondo gli articoli 1 e 5 del
Regolamento di Polizia Veterinaria
__________________ Veritas filia temporis
Veritas laborat saepe, exstinguitur numquam
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