ema64 Senior Member
Iscritto dal: 22 marzo 2005 Italy Post: 2204 Sesso: Maschio
|
Postati: 03 maggio 2005 at 17:36 | IP Logged
|
|
|
Ho pensato di creare questa scheda che vuole essere assolutamente informativa, e di immediata consultazione. Non pretendo di essere io il divulgatore del verbo anche perché sarei in men che non si dica smentito o corretto, tutti gli argomenti trattati sono stati presi da varie pubblicazioni veterinarie su vari siti internet. Io ho solo fatto una ricerca ed ho cercato di mettere assieme informazioni che devono essere prese come tali, le uniche persone in grado di diagnosticare le malattie e darne la cura sono e restano i veterinari che devono essere sempre consultati.
Naturalmente ogni suggerimento, ampliamento, modifica è gradito, in modo che la scheda sia dinamica di facile utilizzo e ben curata.
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche naturalmente se non è il caso di creare una scheda di questo tipo, o in questo modo.
Ciao e grazie in anticipo
Emanuele
---------------------------
Scheda malattie
Scabbia ( Rogna )
Col nome di scabbia, o rogna, s’indica una dermatosi parassitaria dovuta ad alcune specie d’acari che si localizzano nello strato corneo della cute. I volatili da gabbia sono colpiti da scabbia soprattutto alle zampe. La scabbia delle zampe, o acariosi delle zampe, può affliggere facilmente i volatili negli allevamenti mal tenuti. L’azione di questi parassiti da’ origine lentamente a croste rugose di colore grigio, internamente alveolare. Se trascurata, la scabbia può estendersi ai tarsi ( provocando il drizzamento e l’ispessimento delle scaglie in seguito al riempimento di una materia grigio-giallastra ) quindi alle cosce, che si spiumano ricoprendosi di croste, ed anche alla zona alare ed anale. Non curata, può causare la deformazione delle zampe e la morte del soggetto.
Gli stessi parassiti possono causare la scabbia del becco e della cera. L’infestazione, che colpisce soprattutto i pappagalli ondulati, si sviluppa alla base del becco e sulla cera, e se non viene prontamente combattuta si estende alla parte superiore del capo, alla zona perioculare ed a tutto il becco. Nel punto infestato si nota la presenza di una materia, bianco-grigiastra o bianco-giallastra, granulosa spugnosa, formante delle crosticine polverulente che possono invadere tutto il capo. Il becco e la cera presentano minute alveolature che finiscono per rendere porose queste parti del corpo. Se il male si aggrava, il becco può anche distorcersi e crescere in misura abnorme rendendo difficile al pennuto la presa degli alimenti. Di norma, i pennuti non accusano prurito. Il male può restare in incubazione per lungo tempo, e manifestarsi solo quando lo stato di debilitazione degli uccelli, conseguente a strapazzi o inidonea conduzione, ne favorisce la scomparsa. In ogni caso la sua diffusione è molto lenta.
Il miglior sistema per prevenire la scabbia consiste nel curare la pulizia di gabbie, locali ed accessori.
La cura può essere praticata oltre che con l’applicazione di un’apposita pomata, con olio di paraffina pura. Dopo alcuni giorni di applicazioni, le eventuali croste risulteranno ammorbidite e potranno essere staccata con molta delicatezza. Il trattamento, da proseguire fino a completa guarigione, va accompagnato con la somministrazione di un composto vitaminico, ricco soprattutto di vitamina A, e con l’effettuazione di un’energica disinfestazione dell’allevamento che servirà a bloccare il diffondersi ulteriore della malattia.
Coccidiosi
Si tratta di una malattia parassitaria largamente diffusa fra tutti gli animali domestici (in particolare volatili, conigli, ed anche suini) e sostenuta da protozoi (microrganismi unicellulari) del genere Eimeria, Isospora, Cystoisospora o Cryptosporidium, chiamati generalmente “coccidi”.
I coccidi sono un gruppo di parassiti largamente diffusi in tutto il mondo animale e sono numerose le specie di coccidi che parassitano gli uccelli. Il ciclo del parassita e’ abbastanza dibattuto in campo specialistico internazionale, non esistendo uniformita’ di vedute . La maggior parte degli autori considerano il parassita a ciclo diretto, cioe’ il rapace contrae la malattia dal contatto diretto con le feci di un altro animale contenenti le occisti del parassita
Il soggetto infestato elimina con le feci le oocisti che, pervenute nell’ambiente, in opportune condizioni di temperatura ed umidità diventano infestanti (sporulazione). L’infestazione si verifica mediante l’ingestione di alimenti contaminati da oocisti. Da queste si liberano gli sporozoiti che invadono le cellule della mucosa intestinale dove si accrescono, evolvono in altre forme intermedie, si riproducono e danno luogo ad altre oocisti che vengono a loro volta liberate, con le feci, nell’ambiente. Il processo riproduttivo dei coccidi, cioè, distrugge le cellule dell’intestino ospite e provoca turbe gastroenteriche.
La sintomatologia, dopo un periodo di incubazione di 2-7 giorni, è caratterizzata da abbattimento, diarrea spesso emorragica, tenesmo (spasmi anali o vescicali), dimagrimento, anemia, disidratazione, acidiosi.
La diagnosi clinica, non sempre agevole a causa della sintomatologia non caratteristica (sintomi comuni ad altre malattie), deve essere supportata dal riscontro, tramite esame coprologico, di un elevato numero di oocisti.
La profilassi si basa soprattutto sul controllo delle condizioni igienico-sanitarie onde evitare l’ingestione di oocisti infestanti. Utile può essere separare l’animale ammalato da quelli sani. Importante è informare prontamente il veterinario sulla presenza di turbe gastroenteriche in quanto il grado di disidratazione e l’eventuale acidiosi che si possono instaurare, potrebbero far morire l’animale.
La terapia si basa sull’impiego di sulfamidici e di altri farmaci ad azione sui coccidi (coccidiostatici).
In alcuni casi anche per un cucciolo apparentemente sano l’esame delle feci può evidenziare la presenza di coccidi indicando così una infestazione in forma subclinica; anche se non indispensabile, anche in tal caso la terapia è utile in quanto può evitare la trasmissione dei coccidi ad altri animali.
LA MUTA FRANCESE DELL' ONDULATO E DEGLI PSITTACIDI
La muta francese colpisce sopratutto il Pappagallino Ondulato. Il suo nome deriva dal fatto che per prima si è manifestata in Francia dove allora esistevano importanti allevamenti; in seguito si è diffusa non soltanto nel mondo, ma anche tra altre specie. Ne possono essere colpiti i Cacatua (Cacatua Galerita, C. Sanguinea, C.Roseicapilla, C. Leabeateri), gli Inseparabili (Agapornis Roseicollis, A. Personata, A. Lilianae) e buon numero dei grandi pappagalli (Psephotus, Barnardius Platycercus, Neophema,Alister, Tricheglossus). I Cacatua sono particolarmente sensibili alla malattia. Come si manifesta E' caratterizzata.da una crescita anormale delle piume che diventano fragili, più o meno arricciate e che non vengono più sostituite. Becco e unghie possono essere ugualmente fragili o deformati. Nei casi meno gravi vengono colpite solo le grandi piume, il che può causare l'incapacità di volare. L'uccello ha spesso un aspetto sofferente e senile. Ci si trova indubbiamente in presenza di gravi disordini nella crescita delle piume. Le supposizioni di ieri Sono state prospettate varie cause: per prima cosa una causa alimentare ed è certo che carenze vitaminiche e una dieta squilibrata favoriscono la muta francese; una cattiva igiene; è ancora certo che il sovraffollamento e la sporcizia favoriscono la malattia: si è anche messo in causa l'azione dei parassiti, ma la malattia può anche svilupparsi in allevamenti privi d''insetti e tenuti in buone condizioni igieniche; si è infine pensato a tare genetiche che si trasmettono nella discendenza, ma è noto che un soggetto può guarire dalla malattia. Oggi è provato che a provocarla è un virus Le ricerche fatte in questi ultim anni con i mezzi più moderni hanno consentito di attribuire la muta francese a un virus che si è potuto mettere in evidenza. Inizialmente è parso che le anomalie di crescita siano dovute alla morte precoce di molte cellule; la gravità della malattia dipende dalla consistenza di questa mortalità.
Mortalità dovuta a un virus che si presenta sotto forma di piccole particelle contenute nelle cellule malate e nel liquido estratto dalle piume colpite. E' contagiosa? Se si inietta il virus a soggetti giovani di allevamenti sani, si constata che la malattia appare tanto più spesso quant'è stata precoce l'iniezione. Ondulati iniettati nei primi dieci giorni di vita hanno rivelato d'essere affetti della malattia al termine della quinta settimana nella percentuale del 100%. Invece la percentuale scende al 60 per cento se l'inoculazione avviene tra il 100 giorno e il 14°anno d'età. Risultati simili sono stati riscontrati nei Cacatua rosalbini nei quali la muta francese si manifesta al termine della 4a settimana. Comportamento dal virus Essendo d'origine virale, la malattia è contagiosa ma come è frequente con i virus, i portatori possono essere apparentemente sani ma capaci di trasmettere la malattia e manifestarsi in altro allevamento. E' poi noto che gli antibiotici non hanno alcuna efficacia contro i virus. Come si introduce in allevamento Bisogna ricordare che i virus,contrariamente ai batteri, possono ,moltiplicarsi da se stessi in quanto è la cellula parassita che fabbrica i virus. All'interno della cellula, il virus puo provocare dei disordini gravi causandone la morte. Può per contro anche restare inattivo ma trasmissibile nella discendenza della cellula e quindi ritrovare la sua attività patogena a causa di un indebolimento dell'organismo per una cattiva conduzione dell'allevamento e conseguenti stress, etc.
L'apparizione della muta francese in un allevamento dov'era sconosciuta, può spiegarsi con I'introduzione di un soggetto proveniente da un allevamento dove esisteva la malattia, sia pure in modo poco evidente. Può anche apparire a causa di una diminuita resistenza di un soggetto a seguito della consanguinità. Invece un Ondulato può guarire dalla malattia per l'acquisizione di una immunità. Precauzioni in attesa d'un vaccino L'inquinamento crescente delI'aria e dell'acqua (radioattività,pesticidi, metalli pesanti ...) necessarie alla vita, può provocare mutazioni e favorire l'apparizione di ceppi microbici più virulenti. Nell'attesa di un vaccino che ci consenta di battere il virus della muta francese, I'allevatore deve sopratutto sorvegliare la provenienza dei suoi soggetti e alla buona tenuta dell'allevamento. Bisogna poi che elimini tutti i soggetti eventualrnente colpiti dalla malattia o, almeno. non consentirne la riproduzione.
CHLAMYDIOSI
La Chlamydiosi (chiamata anche psittacosi od ornitosi) è tra quelle patologie aviarie che vengono riscontrate con maggiore frequenza. Riveste particolare interesse perché oltre ad interessare tutte le specie di volatili, può riguardare anche i mammiferi (uomo compreso).
Eziologia_e_trasmissione: La Chlamydiosi è sostenuta da Chlamydia Psittaci, un parassita intracellulare obbligato di cui esistono ceppi di diversa patogenicità. Tale agente eziologico presenta un particolare ciclo biologico che può essere così riassunto:
· gli animali malati emettono con le feci e con le secrezioni oro-nasali le particelle infettanti, i cosiddetti corpi elementari ,che persistono nell'ambiente per tempi superiori ai 30 giorni e che sono, quindi, facilmente reperibili nelle feci essiccate e nelle mangiatoie.
· gli altri animali si infettano inalando o ingerendo tali particelle, che dopo essersi replicate nell'ospite diffondono nei suoi organi(fegato, milza, polmoni, intestino, gonadi e sistema nervoso centrale).
Sintomatologia: non è possibile standardizzare i segni clinici legati alla Chalamydiosi in quanto essi variano in base a diversi parametri, e precisamente patogenicità del ceppo, organi interessati e risposta immunitaria del soggetto colpito. Non è infrequente il caso di portatori sani, in altre parole di soggetti che in maniera intermittente eliminano il germe pur non manifestando sintomi. Si tratta di soggetti che sono guariti o che comunque non hanno manifestato sintomi. E’ comunque possibile distinguere una forma acuta ed una cronica della malattia. La forma acuta interessa fondamentalmente soggetti giovani, nei quali è possibile notare depressione, arruffamento delle penne, anoressia, diarrea di colorito verde-giallognolo, difficoltà respiratoria con scolo nasale,congiuntivite di vario grado e morte entro 15 giorni. La forma cronica è caratterizzata da sintomi aspecifici come dimagramento, alterazione del piumaggio, disturbi gastrointestinali e respiratori, diversamente combinati tra di loro.
Diagnosi: esistono diversi esami e test utili per diagnosticare la Chlamydiosi, alcuni di questi ci servono per identificare direttamente il microrganismo (esame colturale, esame citologico, ELISA) altri ,invece, ci permettono di verificare se si è avuta una risposta immunitaria specifica (fissazione del complemento). Non è possibile indicare quale di questi possa essere il migliore in quanto, per alcune caratteristiche biologiche di C. Pittaci, è possibile imbattersi in errori di valutazione (falsi positivi e falsi negativi). Per fare un esempio classico basta pensare all’intermittenza con la quale tale agente eziologico viene eliminato, per cui volendolo isolare da tamponi cloacali o essudati la prova deve essere ripetuta per più giorni consecutivamente.
Terapia: per il trattamento della Chlamydiosi gli antibiotici usati sono le tetracicline, in particolare clortetatraciclina e doxiciclina somministrabili per diverse vie (la più pratica è chiaramente la via orale). La loro azione è però efficace solo quando il parassita è in replicazione per cui sono necessari circa due mesi di terapia.
Profilassi: Il modo migliore per evitare che tale patologia arrivi nei nostri allevamenti è introdurre nuovi soggetti con molta cautela, e solo dopo un periodo di quarantena ,in modo da rendersi conto che non presentino sintomi di nessun genere. Purtroppo nel caso della Chlamydiosi abbiamo il problema dei portatori sani,per cui talvolta è preferibile somministrare a scopo profilattico tetracicline ai nuovi arrivi prima di introdurli nella nostre voliere. E’ comunque indispensabile tenere gli animali in condizioni igieniche perfette perché, come abbiamo visto, le feci sporche e le mangiatoie possono rappresentare il serbatoio della Chlamydia.
Malattia di Pacheco (PD)
La nota caratteristica della malattia di Pacheco che interessa psittacidi di ogni tipo ed età, è rappresentata dalla morte improvvisa di soggetti che subito prima del decesso appaiono assolutamente sani. A rendersi responsabili di questa malattia sono diversi ceppi di Herpesvirus.
Trasmissione: il contagio avviene per contatto con feci o secrezioni orali di uccelli sintomatici o portatori sani. Per quanto riguarda il discorso dei portatori sani relativamente a questa malattia, c’è da dire che tale ruolo è stato evidenziato molto di frequente nei Conuri ( Nanday e della Patagonia), Ara e Amazzoni, sia importati che allevati in cattività.
Sintomatologia: in effetti non si può parlare per la malattia di Pacheco di una vera e propria sintomatologia perché, come abbiamo visto, nella stragrande maggioranza dei casi soggetti di fatto sani sono colpiti da morte apoplettica. In altri casi è possibile notare sintomi di malessere (arruffamento penne, diarrea, scoli oculonasali, problemi neurologici), ma si tratta sempre di qualcosa di non patognomonico; tali sintomi peggiorano quasi sempre inesorabilmente, fino alla morte del soggetto.
Diagnosi: la morte improvvisa dei soggetti, con attento esame autoptico (soprattutto con particolare attenzione al fegato) possono essere abbastanza indicativi, ma per essere certi è necessario isolare il virus con esami specialistici.
Terapia: la somministrazione (per via orale o endovenosa) di acyclovir riduce la mortalità in corso di PD, ma chiaramente il problema è diagnosticare la malattia in tempo. Inoltre è bene supportare l’animale convalescente con alimentazione appropriata, evitare stress, somministrare antibiotici per prevenire infezioni secondarie.
Prevenzione: l’igiene è assolutamente indispensabile poiché il virus si diffonde per attraverso le feci e secreti faringei. Un altro aspetto da sottolineare è che andrebbero evitati stress agli animali, poiché tali condizioni favoriscono la proliferazione del virus; così come andrebbero evidenziati i portatori sani , cosa non facilissima per diversi motivi. Per quanto riguarda il vaccino, bisogna dire che ne esiste uno in vendita negli Usa, ma che comunque non protegge verso tutti i vari ceppi del virus.
Patologie da malnutrizione
Sono diverse le patologie legate a carenze alimentari, tutte riconducibili a diete basate sull'uso esclusivamente di semi. Quelle più frequentemente riscontrate sono:
Ipovitaminosi A La carenza di vitamina A rappresenta di fatto la più frequente causa di malnutrizione dei volatili, e pur interessando diverse specie di uccelli, riguarda particolarmente quei pappagalli alimentati solo con semi di girasole. I sintomi legati all’ipovitaminosi A sono numerosi e tra questi annoveriamo: dimagramento, recidivanti infezioni a livello del distretto gastrico e respiratorio, sinusite, ipertrofia della ghiandola sublinguale presenza di noduli e placche biancastre a livello del cavo orale, ulcerazioni e ipercheratosi a livello degli arti. Tali sintomi collegati all’anamnesi possono, da soli, indirizzarci verso una diagnosi di ipovitaminosi A, che potrà essere confermata da una biopsia epatica (per valutare i livelli di vit. A). Chiaramente la terapia consiste in una correzione della dieta che deve contemplare dosi di vit. A di circa 4000 UI / kg di alimento. Nei casi più seri è necessario somministrare la vit. A per via intramuscolare in dosi massicce. Per le infezioni secondarie è, invece, inevitabile somministrare antibiotici di copertura. Nei casi di elevata gravità si ricorre alla chirurgia per l’asportazioni dei noduli in cavità orale e della ghiandola sublinguale ipertrofica
Carenza di Calcio e Vitamina D3 Anche questo problema può interessare molte specie di uccelli, ma estremamente sensibili risultano essere i pappagalli cenerini. La carenza di calcio e vitamina D3 si ripercuotono soprattutto sull’apparato scheletrico e sull’ovodeposizione. Tant’è che è possibile notare scoliosi, deformazione delle ossa lunghe, tube dell’accrescimento, fratture spontanee, problemi neurologici (tetania e convulsioni) riconducibili a carenza di calcio. L’anamensi, i sintomi e buone radiografie sono sufficienti a spiegarci il problema, ma per esserne certi sarà utile fare un’analisi per valutare i livelli ematici di calcio (si parla di ipocalcemia se i valori sono inferiori a 0,8 mg/dl). Nel caso in cui ci troviamo in presenza di crisi convulsive, la risposta alla somministrazione di calcio per via endovenosa, ci chiarisce inequivocabilemte l’origine delle crisi stesse. La terapia consiste inizialmente nella somministrazione per via parenterale di calcio, successivamente è indispensabile correggere la dieta con 0,3% di calcio (e 0,2 di fosforo per non sbilanciare l’equilibrio calcio-fosforo) e circa 200UI di vit. D3
Carenza di iodio La carenza di iodio è tipica dei pappagallini ondulati che, in seguito a ciò,vanno incontro a squilibri ormonali che portano ad una crescita smisurata della tiroide. I sintomi sono di conseguenza riconducibili alla compressione della tiroide stessa sulle strutture vicine (trachea e gozzo), per cui si rilevano problemi respiratori e di svuotamento del gozzo (spesso si nota rigurgito). Notizie sulla dieta e sintomi lasciano pochi dubbi sull’origine del problema, che può essere risolto somministrando diete bilanciate.
Ipovitaminosi K La carenza di vitamina K si manifesta con emorragie diffuse (che associate all’anamnesi ci permettono di fare diagnosi), legate a uno squilibrio dei fattori di coagulazione. Il protocollo terapeutico contempla somministrazione di vit. K per via i.m. e una correzione della dieta con 0,5 ppm di vit. K
Carenza di vitamina E e selenio Movimenti non coordinati, torcicollo, semi indigeriti nelle feci tremori, paralisi delle zampe: sono questi i sintomi che si riscontrano in corso di carenza di vit.E e selenio. Come negli altri casi la diagnosi può essere facilitata dai sintomi e dall'anamnesi. La terapia consiste nella sommistrazione per via i.m sia di vit.E e selenio, in seguito bisogna anche in questo caso correggere la dieta con vit.E ( 10 UI/ kg di alimento ).
Psittacidi come pappagalli, pappagallini, parrocchetti, amazzoni, ara |
Malattia
|
Cause
|
Sintomi
|
Veterinario?
|
Malattie alle vie respiratorie |
Colpi di freddo, corrente d'aria, polmonite, disturbi alla tiroide, stress, debolezza, carenza di determinate sostanze |
Debolezza, respirazione affannosa, difficoltosa e fischiante, narici otturate |
Inumidire l'ambiente con vapori caldi, consultare immediatamente il veterinario |
Diarrea |
Agenti specifici, repentino cambiamento di alimentazione, stress, paura, intossicazioni |
Diarrea acquosa, piumaggio sporco, apatia, forte sete |
Riscaldare l'ambiente, pulire il piumaggio, event. isolare l'animale, se non ci sono miglioramenti nell'arco di 24 ore consultare il veterinario |
Strappare/mangiare le piume |
Noia, troppo poco movimento, raccorciamento delle penne, solitudine, alimentazione poco variata |
A dipendenza della gravità l'animale si strappa alcune piume oppure tutto il piumaggio fino a beccarsi la carne ormai nuda mutilandosi |
Consultare il veterinario, alimentazione adeguata, aggiungere un coetaneo nella gabbia, arredare la gabbia in modo interessante |
Crescita sproporzionata delle unghie |
Animali vecchi, logoramento insufficiente, determinate malattie |
Appendersi sovente, unghie molto lunghe avvolte a spirale |
Consultare il veterinario, disporre sassi ruvidi nella gabbia |
Infiammazione del gozzo |
Infezioni, resti di cibo nel gozzo, carenza di vitamina A soprattutto nei papagallini |
Raffreddore, starnuti, tosse, scuotere la testa, narici otturate |
Consultare il veterinario |
Paralisi |
Carenza di vitamine, alimentazione errata, lesioni, tumori |
Leggero trascinare delle zampe, aumento della paralisi |
Somministrare preparati vitaminici, alimentazione corretta, consultare il veterinario |
Necessità di covare |
Animali vecchi, obesità, alimentazione e manipolazione errate, disturbi ormonali |
La femmina preme insistentemente, ventre gonfio, arrotondato |
Consultare il veterinario |
Psittacosi (o ornitosi), pericolosa per l'uomo, trasmissibile |
Malattia respiratoria causata da Clamidie (specie simili a batteri), stress p.e. causato dal sovraffollamento degli allevamenti, facile contagio |
Debolezza generalizzata, emissione di secrezioni da occhi e narici, diarrea verdastra o grigia, apatia, piumaggio opaco e arruffato, perdita d'appetito e di peso. Le clamidie possono infettare tutti gli organi e vengono eliminate con le feci e le secrezioni. Poiché le clamidie rimangono infettanti nelle feci anche quando queste sono ormai secche, la trasmissione attraverso l'inalazione di polveri è frequente |
Isolare l'animale malato, attenta igiene di mani, gabbie e attrezzature. Consultare il veterinario |
Scabbia del becco e delle narici |
Acari |
Tumori porosi e croste sul becco, sulle narici e intorno agli occhi. Il becco deformato cresce a dismisura con aspetto poroso. L'uccello perde peso per difficoltà a nutrirsi, possibile infezione della cloaca |
Consultare il veterinario |
Tumori, frequenti soprattutto nei pappagallini |
Diverse cause |
Sintomi diversi per ogni tipo di tessuto colpito |
Consultare il veterinario |
Lesioni |
Oggetti, lotte rivali |
Ferite sanguinanti o incrostate |
Pulire la ferita e disinfettarla con té di camomilla tiepido, per le ferite profonde consultare il veterinario |
Costipazione |
Alimentazione sbagliata, intossicazioni, malattie interne |
L'animale ha difficoltà ad espellere gli escrementi |
Somministrare cibo adeguato, se non ci sono miglioramenti consultare il veterinario |
CIao
Modificato da administrator on 02 giugno 2005 at 12:40
|