lunaria1 Senior Member
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Postati: 16 febbraio 2007 at 14:08 | IP Logged
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L’AUTODEPLUMAZIONE
Del Dr. Gino Conzo veterinario aviare
Che
il proprio pappagallo un giorno o l’altro possa strapparsi le penne è
un incubo ricorrente in molti proprietari di Psittacidi. Tale timore è
giustificato dalla constatazione che “l’autodeplumazione” è
un’evenienza tutt’altro che rara nei pappagalli. Statisticamente questa
patologia si riscontra soprattutto nei pappagalli tenuti in casa in
singolo esemplare e particolarmente “legati” al proprio padrone; non è
raro osservarla, tuttavia, anche in soggetti non “imprintati” sull’uomo
così come in pappagalli in riproduzione, sia nati in cattività che di
cattura.Tutti i pappagalli normalmente usano lisciare le proprie penne
o quelle del partner (preening) allo scopo di mantenerle pulite o quale
manifestazione di socialità. Nel momento in cui un pappagallo becca ed
asporta ripetutamente le proprie penne impedendone il normale sviluppo
subentra, al contrario, una condizione patologica definita, appunto,
come autodeplumazione. Nei casi più avanzati, caratteristicamente, sono
risparmiate unicamente le penne del capo (le uniche a non poter essere
raggiunte dal volatile) mentre le altre regioni del corpo possono
presentarsi completamente prive di penne. Può anche accadere che il
pappagallo si procuri lesioni cutanee di una certa gravità giungendo a
danneggiare i follicoli delle penne ed impedendone così ogni successiva
possibilità di ricrescita. Questa patologia è strettamente legata alla
condizione di cattività; data l’enorme importanza che hanno le penne
per gli uccelli (termoregolazione, volo, protezione della pelle), un
pappagallo che danneggia il proprio piumaggio non avrebbe, in natura,
grandi possibilità di sopravvivenza. Questa semplice considerazione è
già sufficiente a farci comprendere quanto la condizione psicologica
del pappagallo possa influire nel determinare l’autodeplumazione.
Le principali cause
Generalmente
si ritiene che la maggior parte dei pappagalli che si deplumano
soffrano di prurito poiché i primi segni sono rappresentati dal
grattare con le unghie un’area cutanea o lisciare esageratamente le
penne di una parte del corpo. Tale comportamento può ricordare, seppure
in maniera ben più accentuata, il normale atteggiamento di pulizia del
piumaggio. L’irritazione cutanea che da luogo al prurito può, tuttavia,
essere dovuta tanto ad infezioni quanto ad altri processi patologici
localizzati alla cute stessa che o agli organi interni; in questi
ultimi casi, quindi, il comportamento del pappagallo che si strappa le
penne può essere indice di un’altra patologia (più grave) che andrebbe
al più presto diagnosticata. E’ opinione di molti autori considerare i
seguenti fattori come le principali cause di autodeplumazione:
- Malnutrizione. La
carenza di vitamina A, un eccesso di grassi o un basso livello di
calcio nella dieta causano una certa secchezza della pelle che può
determinare il prurito cutaneo che, come detto, rappresenta il primo
stadio dell’autodeplumazione. L’ipovitaminosi A, inoltre, predispone a
dermatiti batteriche o micotiche oltre che ad infezioni di altri
apparati.
- Malattie interne.
E’ stato osservato che molti pappagalli malati beccano le proprie
penne, specie in corso di varie infezioni batteriche, parassitosi
intestinali (Giardiasi nelle Calopsitte) ed ematiche, tossicosi.
- Infezioni cutanee.
Oltre a dermatiti batteriche e micotiche sono segnalati casi di
beccaggio conseguente ad infezioni virali della pelle (da virus del
vaiolo negli Agapornis e da Herpesvirus in Are e Cacatua). Gli acari
del genere Cnemidocoptes (in particolare negli ondulati) sono causa di
prurito cutaneo con conseguente beccaggio delle penne.
- Altre lesioni della pelle.
Cisti cutanee (in Ara ararauna), penne rotte e sanguinanti, guaina
persistente, tumori, piccoli tagli o lacerazioni, contusioni possono
condurre al beccaggio delle penne se la causa non è prontamente rimossa.
- Alterazioni ormonali. Un deficit di ormoni tiroidei, corticosurrenali o sessuali può talora essere associato ad autodeplumazione.
- Comportamento sessuale.
Raramente gli Psittacidi strappano le penne del ventre allo scopo di
preparare la cosiddetta “placca d’incubazione” come avviene
frequentemente nei Passeriformi. La “frustrazione sessuale” di un
pappagallo che non può accoppiarsi può, tuttavia, essere causa di
autodeplumazione.
- Fattori ambientali.
Il fumo di tabacco, quello prodotto in cucina e la scarsa umidità
ambientale (spesso il beccaggio incomincia in inverno quando in casa si
accende il riscaldamento) possono indurre l’autodeplumazione in seguito
ad irritazione della pelle.
- Fattori psicologici.
In natura i pappagalli sono costantemente in movimento per lo più alla
ricerca di cibo e se racchiusi in una gabbia senza stimoli sufficienti
acquisiscono facilmente comportamenti psicotici come il beccarsi o
rosicchiarsi ossessivamente le penne (atteggiamento del tutto simile a
quello di un uomo che si morde nervosamente le unghie). Lo stesso
comportamento può verificarsi in pappagalli molto domestici qualora in
casa accada un avvenimento (nascita di un figlio, introduzione di un
altro animale domestico, ecc.) per cui il padrone (o sarebbe meglio
dire il “partner”) sposta l’attenzione su un oggetto diverso dal
pappagallo scatenando in esso una “gelosia” che si manifesta con
l’autodeplumazione. L’allontanamento improvviso dal padrone (ad esempio
per un viaggio) può dar luogo al medesimo comportamento. Se il
pappagallo apprende che l’atto di strapparsi le penne attira
l’attenzione del padrone, quest’ultimo non farà altro che rafforzare il
comportamento psicotico del pappagallo ogni volta che si avvicina al
volatile.
Diagnosi e terapia
Alcuni
dei rimedi consigliati per il trattamento dell’autodeplumazione
(applicazione del collare elisabettiano o di spray di gusto sgradito,
somministrazione di tranquillanti) non devono assolutamente essere
considerati un’alternativa alla corretta diagnosi sul malessere
dell’animale sia esso di natura fisica o psichica (o una combinazione
di entrambi). Poichè le cause primarie di questo comportamento sono
molteplici e profondamente diverse tra loro, sarebbe opportuno
rivolgersi ad un veterinario esperto, fornendogli il maggior numero
possibile di notizie sul pappagallo in modo che egli possa indagare a
fondo sulla possibile causa. Spesso il trattamento del problema
principale (in particolare se si tratta di una patologia infettiva) può
determinare la completa remissione dei sintomi come avviene, ad
esempio, nelle Calopsitte affetti da Giardiasi. Gli esami di
laboratorio in questi casi sono, quindi, particolarmente importanti
così come differenziare l’autodeplumazione dalle infezioni da
Circovirus (Malattia del becco e delle penne degli Psittacidi) e da
Poliomavirus, malattie decisamente più pericolose per i pappagalli. Da
non sottovalutare il problema della malnutrizione: la somministrazione
di vitamina A in associazione con altri trattamenti terapeutici (oltre
ovviamente alla correzione della dieta) può essere decisiva nel
risolvere la patologia. Più complesso appare il trattamento di
pappagalli che si strappano le penne per problemi di tipo psichico; la
diagnosi di questi casi può essere solo suppositiva e giungere solo per
esclusione non avendo evidenziato altre possibili cause. Molti articoli
sono stati scritti sull’argomento, ma di certo i pappagalli soffrono la
noia e la mancanza di stimoli adeguati. Dei numerosi sistemi per
alleviare tale malessere del pappagallo che danneggia le proprie penne
ne vengono qui di seguito elencati alcuni, aventi soprattutto
l’obiettivo di distogliere l’attenzione del volatile dalle proprie
penne:
- Trascorrere più tempo in compagnia del proprio pappagallo, parlandogli a lungo e conducendolo con se in giro per l’appartamento.
- Lasciare una radio o un registratore accesi quando il pappagallo rimane solo.
- Fornire
al pappagallo oggetti (giocattoli, rametti di salice, …) che possano
distrarlo. Somministrare verdura (carote, broccoli, finocchio) ed altri
cibi “masticabili” che richiedono molto tempo per essere consumati.
- Spostare
la gabbia in altro luogo, possibilmente in una zona della casa più
frequentata (non in cucina), dove maggiormente si svolgono le attività
domestiche.
- Permettere
al pappagallo di bagnarsi o vaporizzarlo con acqua tiepida in modo che
possa trascorrere più tempo a pulire ed asciugare le penne piuttosto
che a strapparle.
- Nel
caso di “deplumatori cronici” risulta spesso necessario apporre il
“collare elisabettiano” (sempre in associazione ad idoneo trattamento
atto a rimuovere la causa principale) in modo da impedire il continuo
beccaggio e prevenire possibili mutilazioni. Periodicamente il collare
potrà essere asportato in modo da eseguire le necessarie pulizie ed
osservare il comportamento dell’animale e la sua risposta alla terapia.
Errori terapeutici
In alcuni casi tentativi terapeutici impropri peggiorano le condizioni dell’animale; ne citiamo alcuni:
- Presentare
un compagno al pappagallo perché si distragga. Questo metodo risulta
valido solo se l’autodeplumazione è dovuta a frustrazione sessuale.
Nella maggior parte degli altri casi il volatile aggredirà il nuovo
arrivato o questi imparerà a sua volta a strapparsi le penne.
- Applicare
sul piumaggio sostanze repellenti. Tale “rimedio” risulta totalmente
inefficiente, è fonte di ulteriore stress per l’animale e contribuisce
a mantenere in cattive condizioni il piumaggio.
- Sgridare
il pappagallo nel momento in cui si becca le penne. Questo metodo
conduce ad un effetto contrario poiché il volatile avverte che in
questo modo attira l’attenzione del padrone. Se si desidera riprendere
un pappagallo per un comportamento sgradito conviene interrompere
totalmente i contatti con esso per alcuni minuti allontanandosi o
coprendo la gabbia con un panno.
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